DOMANDE FREQUENTI

Dove cercare aiuto?

È importante confrontarsi innanzitutto con il medico di famiglia o il pediatra, i quali possono fare da tramite con i servizi della rete regionale dei DA.

È necessario cercare aiuto in centri specializzati per il trattamento e la cura dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. I servizi specialistici sono fondati sul principio di multidisciplinarità dove si può attuare un progetto terapeutico sui vari versanti: psicologico, psichiatrico, nutrizionale e riabilitativo, versanti che necessariamente debbono integrarsi per percorrere il cammino verso la guarigione.

Per individuare i servizi del territorio si può consultare la mappa nazionale presente sul sito www.disturbialimentarionline.it o chiamare il Numero Verde Disturbi Alimentari 800 12 45 44

È possibile l’insorgenza in età adulta o addirittura in vecchiaia?

L’età tipica di comparsa dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione è tra i 12 e i 25 anni ma in questi ultimi anni si sta realizzando un progressivo abbassamento dell’età di esordio, da un lato, e, dall’altro, un aumento dell’età in cui è possibile ammalarsi di questi disturbi.

Perché i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione si presentano soprattutto nelle ragazze?

Studi ormai classici hanno dimostrato che nelle ragazze i cambiamenti legati alla pubertà, in particolare il fisiologico incremento di massa grassa, accentuano l’insoddisfazione corporea e possono determinare l’insorgenza di pattern alimentari restrittivi e talora l’esordio di veri e propri disturbi dell’alimentazione. Di fatto comunque i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione non sono più una patologia esclusivamente femminile: attualmente vi è un incremento della domanda di cura da parte degli uomini, ma si tratta di un fenomeno ancora sottostimato. L’esordio si riscontra più facilmente tra adolescenti o giovani adulti.

Quali sono i segnali d’esordio di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?

Il confine tra quella che può essere considerata un’innocua attenzione per la dieta e per le forme del corpo e l’inizio di una insorgente malattia non è sempre facile da stabilire. I primi due indizi che meritano attenzione sono la drasticità del cambiamento del regime dietetico, la repentinità con cui questo viene messo in atto e la ferrea costanza con cui viene condotto. Possono inoltre destare attenzione le ripetute visite al bagno dopo pranzo. In questo contesto, il presentarsi di un nuovo interesse per la cucina o un’attività fisica eccessiva possono rappresentare altri indizi importanti.. L’adesione a modelli alimentari non tradizionali quali diete vegetariane o vegane, regimi macrobiotici, può in realtà rappresentare una giustificazione per ridurre l’introito alimentare.

Ci sono anche segnali e segni fisici che possono essere indizi di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?

Il calo di peso o il rallentamento dell’incremento delle curve di crescita staturo-ponderale nei bambini e nella prima adolescenza possono rappresentare il sintomo fisico più caratteristico. Anche un calo di peso molto rapido in una persona precedentemente in sovrappeso può essere un sintomo da prendere in considerazione. Una subentrante irregorlarità del ciclo mestruale fino ad una vera e propria scomparsa dello stesso (amenorrea nutrizionale) è senza dubbio un segno critico. Va inoltre considerato che se il disturbo insorge prima del menarca (primo ciclo mestruale) quest’ultimo può non presentarsi affatto. Lo stato di malnutrizione, il sottopeso e l’amenorrea concorrono nel produrre un danno osseo (osteopenia ed osteoporosi), che, quando si verifica in adolescenza, può impedire il completamento del picco di massa ossea. L’amenorrea nutrizionale non deve essere trattata come un disturbo a se stante, ma all’interno del trattamento multidisciplinare per il Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione. Tale sintomo può essere un importante segnale di malattia e quindi essere “utilizzato” come motivazione alla cura. Vi sono molti studi che affermano che le terapie ormonali sostitutive non presentano vantaggi, nella prevenzione del danno osseo, rispetto al precoce recupero di un’alimentazione regolare e di un peso salutare.

Quando  si sospetta una Bulimia Nervosa può essere utile l’osservazione del volume delle ghiandole salivari che si trovano nell’area posteriore delle guance, davanti alle orecchie, un loro aumento di volume è caratteristico di questa patologia. Sempre nella Bulimia Nervosa lesioni agli angoli della bocca e sul dorso delle mani ed erosioni dello smalto dei denti possono fare sospettare il vomito autoindotto.

Quale relazione c’è fra l’obesità e i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione?

Il sovrappeso e l’obesità rappresentano un sintomo del Disturbo da Binge-Eating. Spesso, sia nell’adulto sia in età evolutiva, il sovrappeso viene visto come il problema principale, sottovalutando la possibilità che possa essere la manifestazione di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione vero e proprio.

 D’altro canto la presenza di sovrappeso o obesità in infanzia e adolescenza rappresenta uno dei fattori più studiati fra gli antecedenti dei disturbi dell’alimentazione, in particolare per la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Binge-Eating, ma anche, sia pure con minor frequenza, nell’Anoressia Nervosa. Altri fattori di rischio sono l’avvio di una dieta restrittiva per il trattamento dell’obesità, l’aver subito critiche e prese in giro sul peso sia dal mondo dei pari che dai familiari.

Come faccio a capire se mio/a figlio/a soffre di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?

I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione producono alterazioni del comportamento, del modo di pensare, dello stato psicologico e dello stato di salute dell’individuo. La semplice alterazione del comportamento alimentare si può distinguere dalla vera e propria malattia in relazione alla qualità della vita.

Come mi devo muovere se i campanelli di allarme mi fanno pensare ad un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?

È necessario poterne parlare: con gli altri componenti della famiglia, con gli insegnanti e tutte le figure di riferimento che ruotano intorno al vostro caro per poter cogliere altri punti di vista. Fondamentale un confronto con il medico di base o pediatra di riferimento e la possibilità di accedere a centri specializzati in queste patologie presenti sul territorio italiano per una corretta diagnosi e una progettazione di un adeguato percorso terapeutico.

Quando serve cercare aiuto?

Cogliere i primi sintomi ed intervenire precocemente è molto importante. È impossibile non scivolare nella rabbia, nella disperazione e poi nella depressione se la persona che si ama sta attentando alla propria vita negandosi ciò che è uno dei fondamenti della vita stessa. Allo stesso modo in cui la persona a voi cara ha bisogno d’aiuto e di uno specifico sostegno, così i suoi genitori (o il partner) hanno bisogno di trovare il sostegno non solo di parenti e amici ma anche di persone qualificate come il medico o gli operatori di un Centro specializzato. Il Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione è una cosa seria: si può guarire ma può durare tutta la vita e portare anche alla morte. Come per molte patologie, così per i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione vale il principio che a un riconoscimento precoce del disturbo corrisponde una più alta probabilità di guarigione.

Cosa dire o fare con un figlio in difficoltà?

Esprimete il vostro dispiacere e la vostra preoccupazione senza far sentire il/la figlio/a in colpa, ricordandosi che non è mai un discorso di volontà ma ci si trova di fronte ad una patologia complessa. Non aspettatevi che il problema “passi in fretta” da un giorno all’altro: è necessario un percorso articolato multidisciplinare dove la variabile tempo ed il rispetto di esso devono essere tenuti presenti.

Come comportarsi a tavola?

Evitate che la conversazione a tavola si riduca a parlare di cibo. Per lei/lui, è come essere considerata/o un corpo che deve essere riempito; è come dire che tutto ciò che volete da lei/lui è che mangi (ma se mangia, penserà che nessuno si interesserà più a lei/lui); Parlare solo di cibo significa dare al cibo la stessa importanza che lei/lui gli dà. Piuttosto, cercate di trovare argomenti diversi per instaurate un dialogo e distoglierla/o (e distogliervi) dal problema alimentare. Che mangi o meno, fate in modo che resti a tavola fino a quando tutti hanno finito di pranzare. Mettetela sul piano della compagnia e accettate la sua scelta di non toccare cibo. Il pranzo e la cena sono i momenti più drammatici in cui l’ansia sale a livelli insostenibili: discutere animatamente o amorevolmente conlei/lui o con gli altri sul suo problema con il cibo a tavola, nel luogo e nel tempo più ansiogeni in assoluto, può contribuire a farla/o  rifugiare sempre più nella sua malattia.

Se ad ammalarsi è il o la partner?

Discutere dei problemi del partner può passare attraverso canali più variegati e meno impositivi. Manifestare la propria sincera preoccupazione per la sua sofferenza e il desiderio di aiutarla/o risulta spesso un segnale di amore, di un’attenzione che con tutta probabilità era a torto o a ragione considerata non sufficiente. Anche qui è importante non cadere nella tentazione di fare i terapeuti, e ancor di più di assumere un atteggiamento da genitore.

Come possono i familiari essere d’aiuto?

Il ruolo della famiglia è prezioso: alleata nel processo di cura, fare ponte con l’equipe e lavorare verso una direzione comune è un fattore importante. Bisogna ricordarsi sempre che non si parla di volontà ma di malattia e che vi sono dei tempi soggettivi nel percorso di cura. La famiglia, così come il paziente, deve poter essere sostenuta dall’equipe curante.

Perché chi ha un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione lo nega o non lo vede come un problema?

Il Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione, quando accade, si inserisce nella vita del paziente e della sua famiglia, modifica equilibri e ne crea di nuovi, entra a far parte della storia della persona: molti, pur condividendo la stessa malattia, la esprimono nella propria esistenza, in un modo unico ed irripetibile.

Nella malattia, ma in modo particolare nei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, i sintomi sono certamente espressione della patologia, ma possono anche rappresentare, nello stesso tempo il tentativo di guarigione che l’organismo sta mettendo in atto attivando tutte le proprie difese.

Questa chiave di lettura capovolge il significato del sintomo, non più da sopprimere, bensì da valorizzare come elemento di comunicazione del corpo, che va interpretato e recuperato nella sua forza espressiva, ai fini della guarigione.

Dobbiamo tenere conto quindi che la malattia è un evento fondamentalmente riparativo e che, attraverso l’espressione del sintomo, si possa leggere contemporaneamente la strada che l’organismo sta seguendo per reagire ad eventi variabili e, in questo modo, ristabilire l’equilibrio.

Inoltre, il nucleo psicopatologico dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, cioè l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, fa sì che le persone che sviluppano questi disturbi tendano a non considerare la perdita di peso come un problema, ma al contrario come una conquista raggiunta.

Quanto detto finora ci può far comprendere come mai la maggior parte dei pazienti, soprattutto nel periodo iniziale del disturbo, ma anche per molti anni, negano o non pensano di avere un problema o addirittura una malattia.

Si guarisce dai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione?

Oggi di questi disturbi si può guarire. I trattamenti sono ormai molto specializzati e ci confortano, sulla possibilità di recupero piena di questi pazienti. Come per tutte le patologie l’intervento precoce e un trattamento tempestivo sono decisivi. È importante che i trattamenti siano specializzati e integrati.

L’eccessiva valutazione del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione è la caratteristica specifica e centrale comune a tutti i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione. Il vero nucleo psicopatologico del disturbo. Alla domanda “Quanto pensi al cibo, al peso e alla forma del tuo corpo?” La risposta, quando il disturbo è conclamato è: “sempre, dalla mattina alla sera ininterrottamente”. I sintomi sono la punta dell’iceberg e non è quando questi scompaiono che la malattia è sconfitta.

La malattia va davvero in remissione quando spariscono queste terribili preoccupazioni. I genitori devono sapere che un trattamento può durare a lungo, ma la vita delle ragazze riprenderà il loro corso normale: potranno fare figli, riprendere a studiare, a lavorare ad avere una vita di relazione. Lavoriamo dunque sulla speranza.

Quali esami bisogna controllare per diagnosticare un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione?

La diagnosi di un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione è complessa e non esiste alcuno strumento che, da solo, ci permetta una diagnosi certa. Solo un insieme di dati clinici e di laboratorio, di valutazioni psicologiche e comportamentali, di dati derivanti dall’anamnesi ci permette di arrivare a una diagnosi sicura.

Gli esami del sangue, poi, possono essere poco significativi in molti casi di Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, soprattutto quando il quadro di malnutrizione e le carenze di nutrienti e sali minerali avvengono in modo cronico e in lunghi tempi; a volte anche in quadri visibilmente gravi non si evidenziano carenze significative, che possono ricomparire solo dopo una rialimentazione o reidratazione troppo rapida.

Diversa è la loro utilità quando esistono comportamenti che mettono l’organismo a rischio di carenze gravi e acute (come quando c’è un uso improprio di lassativi o di diuretici, episodi frequenti di vomito autoindotto o eccessiva attività fisica). In questi casi il dosaggio di alcuni elementi del sangue (in particolare alcuni sali come sodio, potassio, calcio, fosforo e magnesio o gli indicatori di funzionalità renale come la creatinina) ci danno utili indicazioni sulla terapia da mettere in atto, a volte con urgenza, ma comunque sempre in modo graduale.

I curanti di riferimento vi sapranno guidare nella scelta degli esami più utili in quella specifica fase della malattia o nel monitoraggio della riabilitazione in atto